martedì 31 luglio 2012

Celebrazione Eucaristica in onore di S . Domenico


Creato da Suor Dionicia Soto Mamani
La celebrazione Eucaristica in onore di s. Domenico, presieduta dai vespri e rosari, verrà celebrata dal don Letterio Maiorana, collaboratore della parrocchia Sacro Cuore di Milazzo.
Siete tutti invitati a partecipare e noi- le suore di Milazzo, vi ringraziamo anticipatamente.
vespri e s. rosario alle ore 18:15
Santa . Messa alle ore 19:00

lunedì 30 luglio 2012

Milazzo: una città ricca di storia di cui il Castello è la prova più eclatante.


Milazzo: una città ricca di storia di cui il Castello è la prova più eclatante.
 Ci  sembrava doveroso buttare due righe su Milazzo, la mia terra, già decantata dagli Antichi come la Terra dove il Dio Sole pascolava gli armenti; si tratta di una città bellissima, celebrata come "Aurea Chersoneso", cioè la Penisola Aurea, perla del Tirreno, terra celebrata dall' epopea come patria del gigante Polifemo e sede della Spelonca eccelsa, dove Odissèos approda nel suo peregrinare... ( Milazzo: vedi i personaggi milazzesi da webA Calipso ed al nostro mare Un tesoro in fondo al mare)
 Milazzo, dicevamo, è una Penisola che si protende nel mare, situata nella Sicilia Nord-Orientale, porto di imbarco per le Eolie e meta di un turismo d’èlite che va alla ricerca della cultura, terra che va senz'altro visitata. Certamente è una bella donna ma non sappiamo se sposata ad un buon marito!
 Cenni storici. -Milazzo nel "quaternario" non c’era, ma verso il 400.000 a.C. il promontorio emerse, come per incanto, dal mare, proprio come la Dea Afrodite, a seguito pare di movimenti tellurici, fino a raggiungere l’elevazione di 88 mt dal livello delle acque.
 La Piana si formò intorno al 140.000 a.C. . L’uomo compare a Milazzo nel 4.500 a.C.; è un uomo evoluto, che sa navigare ed abita al Capo, all’estrema punta del Promontorio; acquista ossidiana a Lipari e fabbrica utensili. Altri insediamenti umani si ebbero nell’area del Castello e della Piana, ma qui inondazioni tra il 3.500 ed il 2.500 spazzarono tutto.
 Necropoli di Mylae Milazzo, tra archeologia e fonti storiche
 A Vaccarella, invece,si sono ritrovati resti di una Civiltà del Bronzo, datata 1850 a.C. e così pure altri resti ancora sotto il Castello, dove le civiltà di allora umavano i cadaveri in pythos, cioè grandi vasi, su cui ponevano una protezione di muratura. Nell’età del ferro compaiono i Siculi, che bruciano i morti e pongono le loro ceneri in recipienti di terracotta. Essi riescono a commerciare perfino con la Grecia, da dove importano vasi che si trovano ancora nelle loro necropoli. Ma nel VI secolo le popolazioni greche di Messina, dopo Rometta e Monforte invadono Milazzo e la trasformano in una loro fortezza. Milazzo, dopo questo disastro non si solleva più fino a quando non giungono da noi gli Arabi.
 Nel periodo della dominazione Romana i Milazzesi, facendo parte della città stato di Messina, godono dei diritti politici di Cittadini Romani e quindi sono esenti dal pagamento della decima. Si ricorda, nelle acque di Milazzo, davanti all’attuale Raffineria, la battaglia navale di Caio Duilio quando l'ammiraglio sconfisse i Cartaginesi . E successivamente Marco Agrippa vinse in aspra battaglia la flotta di Sesto Pompeo.
 Nel periodo Arabo si rammenta di un’altra battaglia tra Arabi e Bizantini, dopodicchè gli Arabi si stanziarono a Milazzo definitivamente ed edificarono il Castello, che comprendeva il Maschio col suo grande torrione ed otto torri.
 Nel periodo di dominazione Normanna il Castello venne modificato da Riccardo Lentini e tenuto in buone condizioni, come da un documento di Federico II di Svevia. Nel periodo aragonese, sotto Giacomo e Federico II d’Aragona Milazzo fu la sede dei due Sovrani a governarla. In questo periodo si racconta di un Parco meraviglioso, quello di Re Giacomo (speriamo che venga ricostruito per dar modo ai milazzesi di respirare un pò di aria buona e godere della frescura degli alberi!) . Di palo in frasca nel 1456 il Castello venne fortificato con la Cinta di Mura Spagnola.
 Infine nel periodo Garibaldino si ebbe la battaglia di Milazzo tra Garibaldi ed i Borboni, comandati dal generale Bosco. Da qui i Borboni persero la Sicilia e Milazzo.La battaglia di Garibaldi a Milazzo: la figura dell'eroe Alessandro Pizzoli
 Milazzo è anche una terra di Santi, oltre che di poeti e Navigatori! Si trovano a Milazzo le Chiese del (video) SS. Crocefisso, di S. Papino, con il Crocefisso miracoloso di Frate Umìle da Pietralia, che lacrimò il 15 Aprile del 1798; del Miracolo della lacrimazione esistono documenti notarili depositati; testimoni del fatto furono il Cap. Comandante del corpo di Artiglieria, il sig. Francesco Catanzaro, Regio Proconservatore, il Regio Barone Giovanbattista Lucifero ed altri.... Il racconto dell'evento soprannaturale viene riportato dall'arciprete di Milazzo, Pietro Pellegrino, in un "consulto" datato 23.6.1978 e riportato nel volumetto "La lacrimazione del SS.Crocifisso di S.Papino nel secondo centenario", curato dal prof. Antonino Micale. La storia vuole che da tre mesi a Milazzo vi fosse siccità, per cui i fedeli si rivolsero all'Altissimo, impetrando il dono della pioggia. In tale occasione il Crocefisso Miracoloso di S.Papino, di cui alla foto, accordò la grazia agognata...."Appena fu rimosso dal sacro parate comparve subito il prodigio con essersi turbato l'aere.." ..e ancora: " nell'ora vespertina tutti i presenti videro bagnarsi con lacrime l'occhio destro".
 S.Francesco di Paola, storia dei miracoli milazzesi Inoltre visse ed operò a Milazzo S.Francesco di Paola, famoso per la sua bontà, umiltà e zelo e per la sua fede nel Signore che gli consentì di operare il Miracolo del passaggio dello Stretto di Messina solcando le onde turbolente del mare sul suo stesso mantello, in compagnia di un fraticello di origine milazzese, un certo fra' Maiorana. La festa di S.Francesco, protettore della Gente di Mare, è molto sentita da noi e si celebra la prima domenica di Maggio; a questa segue la Festa della "Berrettella", nella quale una reliquia del Santo (il copricapo) è portata in pellegrinaggio sulle acque del mare antistante il promontorio (vedi foto).
 Ancora la tradizione vuole che in una grotta, sita nella pittoresca scogliera della Baia del Capo di Milazzo, visse in preghiera e meditazione S.Antonio da Padova. La grotta è stupenda ed è visitabile, scendendo da una scalinata panoramica nella scogliera del Capo; la festa del Santo si celebra tutti gli anni il 13 Giugno, e durante la notte tra il 12 ed il 13, i pellegrini, per devozione, giungono a piedi fino alla grotta, proveniendo da tutta la provincia di Messina. Si dice che il Santo benedica le ragazze nubili, che così trovano marito (!) (aspettiamo, dunque, le zitelle a Milazzo!). Ricordiamo, infine, la festa di S.Stefano Protomartire, Patrono di Milazzo: la tradizione,infatti, vuole che il Santo fosse martirizzato per lapidazione e che una sua reliquia sia stata trovata a Milazzo e custodita presso la Chiesa Madre, in Milazzo.

 La storia sfortuna della bella baronessa Eleonora Baele.
 Il tempo ha intrecciato leggende e favole mitologiche attorno a Milazzo... Si narra dell'esistenza di una bella e sfortunata fanciulla, una tale Elena Baele, di nobile Casato, vissuta nelle terre del Capo di Milazzo, presso la Baronia, tra i poderi degli ulivi antichi e le scogliere a picco sul mare. La poverina si era perdutamente innamorata del figlio del campiere, che lavorava alle dipendenze del padre... i due giovani si amavano in segreto ed insieme, essendo due cavallerizzi provetti, facevano lunghe passeggiate tra le splendide scogliere del Capo, là dove Milazzo abbraccia il mare tra le spume e si protende verso le isole Eolie. Ebbene, essendosi il padre della bella giovine accorto di quanto accadeva, pensò bene di congedare la famiglia del ragazzo dalle sue terre, data loro una lauta ricompensa di buonuscita. Tuttavia Elena, presa dallo sconforto, non trovando più il suo amato, chiese il permesso di fare una cavalcata, e galoppò col suo destriero fin oltre le scogliere del Capo, (cfr La riserva del Capotonnare e tonnarelle) lanciandosi nel vuoto dalla rupe e finendo tra le spume di quel mare che aveva da sempre ammirato nell'abbraccio amoroso col suo lui. negli splendidi tramonti della Baia. La leggenda narra che nelle notti d'estate il fantasma della sfortunata giovane cavalchi ancora tra le scogliere in cerca del suo uomo... ma nessun pescatore che la scorge ha paura di lei, anzi si commuove ascoltando i suoi singhiozzi (cfr cupi misteri del nostro Castello).
  La mattanza " dei Tonni, che avveniva nel periodo dell'inizio dell'estate, quando i tonni accorrevano in massa per deporre le uova alla Baia del Tono e del Capo....A fianco vedere le foto del rito che parlano da sole...
 Milazzo ha dato i natali all’Eroe per eccellenza, Luigi Rizzo, l’Affondatore, due volte medaglia d’oro, la cui festa la Marina Militare Italiana celebra il 10 Giugno. A Milazzo esiste un Museo dedicato all'Eroe, vendicatore di Lissa. Al museo esistono i cimeli storici, le lettere del D'Annunzio, le sue divise, i suoi quadri, i busti, la maschera funeraria e tanti altri documenti storici. Infine ricordiamo anche la figura di Giorgio Rizzo, il di lui figliolo, morto tragicamente.Infine a Milazzo si è svolta anche la famosa battaglia navale romana dell'Ammiraglio Caio Duilio.


terza giornata nazionale della pastorale giovanile domenicana.


Eravamo in tanti nel momento della liturgia celebrata da Mons. Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania (SA), nel chiostro del convento, in occasione della terza giornata nazionale della pastorale giovanile domenicana. è stato, di sicuro, uno dei momenti più toccanti e più profondi di quest’evento tanto atteso da tutti. Abbiamo deciso, così, di rendere omaggio alla sua presenza qui in santuario, di certo fondamentale, per il suo preziosissimo messaggio pastorale e grazie al suo forte e datato legame con i fedeli più giovaniL'incontro di aprile è stato l'atto finale, iniziato un mese prima, nel ricordo dei 75 anni di vita della Congregazione delle suore di“S. Maria dell’Arco” Per la comunità domenicana di Madonna dell’Arco Partenopea è stata anche l'occasione per ricordare , i 50 anni dalla morte di fra Raimondo Sorrentino. L’orfanotrofio femminile fu l’opera che tenne impegnato fra Raimondo Sorrentino per lunghi anni. Tutto ciò, però, sarebbe risultato vano, se al suo fianco non ci fosse stata la costante presenza delle sorelle domenicane “dell’Arco” che proprio lui volle e sostenne dopo i primi anni di gestione dell’orfanotrofio da parte delle suore fiorentine della Congregazione di San Pietro Martire che, poco dopo l’affidamento, confluì nella nuova Congregazione. Fra Raimondo Sorrentino fu l’uomo che tenne sempre alto il nome delle suore e si affiancò sempre a loro, non solo nella gestione dell’orfanotrofio. Madre Giacinta Brancaccio, prima superiora generale della Congregazione “S. Maria dell’Arco”
Uno stretto legame con quelle suore che, negli anni a venire, sarebbero cresciute sempre di più creando una vera e propria “istituzione” a Sant’Anastasia. Sin dal principio ci furono, però, anni bui.. Nel 1934, infatti, senza una connotazione giuridica riconosciuta, le suore rischiarono di trovarsi isolate sulla soglia del baratro.
Fu in quel momento che fra Raimondo mise a loro disposizione parte dell’orfanotrofio per far istituire loro un noviziato e permettendo, così, di farsi riconoscere ufficialmente dal vescovo di Nola Egizio Melchiorri nel 1942.e la vita della Congregazione sarà strettamente legata a quella dei padri domenicani. L’orfanotrofio diverrà, difatti, il fulcro dell’attività delle suore che, in pochi anni, volgeranno la loro attenzione anche all’insegnamento, alla preghiera e a tutte le altre attività che avrebbero portato quel postoErano anni difficili, anni di un conflitto mondiale che avrebbe lasciato non poche ferite dacicatrizzare. Eppure in questa provvidente intesa,fra Raimondo, aveva visto gli albori di unanuova speranza all’insegna della presenza domenicana.Francesco De Rosa, nella sua storia delle suore domenicane di “S. Maria dell’Arco”definisce questa: “Una vicenda piena di promesse che conobbe i suoi momenti difficili, chevisse le sue svolte, che vide la realizzazione di una ipotesi a cui padre Raimondo Sorrentino  non fece mistero di mostrare. Fu la svolta cui,più tardi, sarebbe nata, dalla Congregazione domenicanadi San Pietro Martire, la Congregazionedelle suore terziarie domenicane di S. Mariadell’Arco”. Nella maestosità delle sue opere,nella cura dei più piccoli dettagli, in quella sua maniacale voglia di rinnovamento, nel suo amore paternoper le orfanelle, si possono intravedere le stesseazioni che, di lì a poco, avrebbe con dedizione rincorsofra Mariano Nazzaro. è come se, lungo la lineadella storia, si possano tracciare nelle vite di due grandi uomini vissuti in tempi differenti, gli stessi fattorie le stesse volontà, come in un disegno divino.
Nell’incuria del tempo passato, ci sono anni che si fanno riconoscere, si fanno idolatrare, si fanno apprezzare per la magnificenza delle azioni incastonate nei loro giorni. Quelli sono gli anni in cui, non a caso, ha operato un uomo conosciuto come fra Raimondo, sono gli anni del suo orfanotrofio, quelli sono gli anni delle sorelle.Domenicane.

domenica 29 luglio 2012

Speriamo in un felice ritorno

domenica 29 luglio 2012


Milazzo- l'ultima Pastorella " abbandona il " "Gregge di anime" ?


http://www.pastorelle.org/


Milazzo- Un altro pezzo di storia scompare , apprendiamo che l'ultima Suora delle Discepole del Buon Pastore della Baronia capo Milazzo ha lasciato Milazzo ed è ritornato nella sede dell'ordine. "Le Discepole del Buon Pastore", con l'ultima Pastorella viene meno nella nostra Comunità un importante modello di "buona prassi " e del ruolo della donna nell'evangelizzazione delle giovani generazioni.
L'ordine Religioso "Delle Pastorelle" facente parte della famiglia Paolina sono una testimonianza e del cammino che lo Spirito ha suggerito al loro Fondatore, il Beato Giacomo Alberione:.
Contrariamente a quanto appare, la famiglia delle - Discepole del "Buon pastore" è viva ed sparsa in tutto il mondo, la loro missione e i loro obiettivi  sono:
- Fare sempre più spazio nel nostro cuore a Cristo Via, Verità e Vita, perché viva in noi il suo mistero di Pastore che dona la vita per radunare i figli di Dio dispersi, e perché tutti si scoprano amati dal Padre.  Si prendono  cura di accompagnare la crescita della vita in Cristo del popolo di Dio, e lo facciamo in cooperazione con i sacerdoti e con quanti sono chiamati al ministero di cura pastorale. Condividono gli insegnamenti del Beato Giacomo Alberione, privilegiando l'aspetto carismatico della cura pastorale nella Chiesa locale. 

Abitualmente chiamate Pastorelle, nome che esprime l appartenenza a Cristo e la grazia di condividere la sua missione pastorale. viviono come sorelle in piccole comunità inserite tra la gente, condividendo quello che siamo e abbiamo, in semplicità e gioia. Gli eredi spirituali del Beato Giacomo Alberoni giunsero nella nostra Città per disposizione dell'ultima proprietaria Lucifero , per attivare un Orfanotrofio . lasciando in eredità parte dell'edificio e La Cappella
L'edificio della Baronia - conserva ancora decorazioni di chiara ispirazione toscana. Ciò è evidente in alcuni motivi decorativi, dove è presente il simbolo del giglio fiorentino. L'area di Capo Milazzo oggetto dell'intera proposta progettuale è stata segnalata alla Comunità Europea come area S.I.C. (Sito di Importanza Comunitaria), con Decreto Ministeriale 3/4/2000
Come  desiderio meritorio auspichiamo il ritorno del  un gruppo di Pastorelle cosi come avviene  in tante parrocchie; non un gruppo di suore comuni che vanno per l'asilo, ma un gruppo di Pastorelle che comprendano e facciano la missione che vi descriviamo. San Paolo ci presenta Gesù sacerdote. E il Divino Maestro stesso ci si presenta come pastore: «ego sum pastor bonus». Questa immagine completa l'idea grandiosa del sacerdote Gesù, e ce ne fa conoscere l'azione benefica nelle anime.
E' tanto bello studiare il brano evangelico ove Gesù raccoglie il suo insegnamento sulle funzioni del pastore. Lo faremo considerando le parole del testo evangelico. «Io sono il buon pastore, il buon pastore dà la vita per le sue pecorelle. Il mercenario invece e chi non è pastore, a cui non appartengono le pecore, vede venire il lupo, lascia le pecore e fugge e il lupo le azzanna e le disperde. Il mercenario fugge, perché è mercenario, non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie e le mie conoscono me, come il padre conosce me ed io conosco il padre; e per le mie pecorelle do la vita. Ed ho delle altre pecorelle che non sono di questo ovile, anche queste bisogna che raduni e daranno ascolto alla mia voce, e si avrà un solo ovile e un solo pastore». Era nelle abitudini di Gesù Cristo parlare in parabole; e già il Profeta aveva indicato in questo un segno di riconoscimento del futuro Messia. Per farci intendere il suo ministero apostolico in mezzo al mondo, Egli si valse di questa graziosa parabola. Gesù è il pastore delle anime. Le anime sono sue e a tanti titoli: Egli ne è il Creatore, e il provvido conservatore; Egli le ha riscattate dalla schiavitù del peccato versando come prezzo il suo sangue prezioso. Esiste un'intima relazione tra il buon pastore Gesù e le anime. I sacerdoti hanno qui un punto di somiglianza col divino pastore; anch'essi generano le anime alla grazia e le alimentano con i sacramenti, preoccupandosi di ognuna di loro come di figli carissimi. Le Pastorelle fanno col sacerdote pastore un'unica missione; hanno le stesse premure, lo stesso fine, gli stessi mezzi. Il pastore evangelico non è solamente proprietario del gregge, ma è anche proprietario dell'ovile; e quindi vi entra e vi esce a suo piacimento: «qui intrat per ostium, pastor est ovium». Gesù è il vero pastore, ma non si è arrogato da sè il titolo di pastore, glielo ha affidato il suo Padre celeste: «hoc mandatum accepi a Patre meo». Il profeta Ezechiele ci riporta le parole del mandato: «suscitabo super eas Pastorem unum, qui pascat eas». Così dovrà essere anche per noi. Dio, Dio solo chiama al sacerdozio e alla vita religiosa di Pastorelle: «non vos me eligistis, sed ego eligi vos». La prima dote del buon pastore e delle Pastorelle è di conoscere le pecorelle e farsi da loro conoscere. Questa sarà la prova del loro interessamento, questa sarà la condizione perché le pecorelle non temano la loro presenza. Questa dote la riscontriamo perfettamente in Gesù: «cognosco meas». Ed è da notarsi che le conosce una per una; a tutte ha assegnato il proprio nome e per nome le chiama.
Anche il pastore e la Pastorella devono conoscere il popolo fra il quale operano. Non si tratta di conoscere i corpi che si vedono, ma le anime. Dobbiamo farci conoscere col catechismo, col ministero della parola, che ci è stato affidato dal Maestro.
Un altro prezioso insegnamento di Gesù è questo: dobbiamo precedere le nostre pecorelle col buon esempio. Non dobbiamo comportarci come i sacerdoti dell'antica legge dei quali Gesù stesso dice: «omnia quaecumque dixerint vobis servate et facite secundum opera vero illorum nolite facere». Le pecorelle sono insidiate dai ladri e dai lupi. I ladri vorrebbero strapparle dal loro ovile e i lupi vorrebbero sbranarle. Tocca a noi difendere il gregge con coraggio e sacrificio. Il buon pastore e la vera Pastorella espongono la loro vita e la sacrificano per la salvezza del gregge: «bonus pastor animan suam dat pro ovibus suis». Gesù insiste sulla grande prova di amore che Egli ha dato alle sue pecorelle; nessuno si è mai trovato nelle sue condizioni, di essere cioè padrone della vita, e di sacrificarla volendola sacrificare. Per compiere il nostro dovere apostolico, dobbiamo saper andare fino all'estremo, accettando la morte, quando i nemici delle pecorelle e del Pastore divino ce l'infliggessero. C'è un altro pericolo per le pecorelle: che qualcuna si perda. Mentre si trova al pascolo, seguendo gli istinti, andando in cerca dell'erba più abbondante e più fresca, si è allontanata dal gregge; e di balza in balza, di burrone in burrone, è andata a finire nel profondo della valle. Il buon pastore, appena se ne accorge, lascia le altre al sicuro nell'ovile e va fino nell'abisso per trovarla: «vadit ad illam, quae perierat, donec inveniat eam». E quando l'ha trovata non sfoga contro di lei il suo disappunto, non la spinge su per l'erta della montagna a colpi di bastone, ma la prende amorosamente sulle spalle e la riporta contento all'ovile. Deve essere virtù propria dei sacerdoti coltivare l'amore ai peccatori ed adoperarsi per ricondurli sulla via del paradiso. Con uguale cuore ed amore lo devono fare anche le Pastorelle, secondo la loro eccelsa vocazione. Purtroppo queste pecorelle sbandate e randagie non sono una sola, ma mille e mille; sentiamo vivo l'anelito di Gesù: «et vocem meam audient: et fiet unum ovile at unus pastor». Ecco il compito affidato al pastore e alla Pastorella. Quanto maggiore sarà lo zelo tanto più presto si attuerà questo magnifico ideale dell'unico ovile. Gesù per questo ha pregato in terra e continua a pregare in cielo: «ut omnes sint unum»; e mette a disposizione di tutti i suoi tesori di verità, di grazia, di misericordia. Le Pastorelle sono anime che hanno penetrato la dottrina di Gesù, che hanno acquistato la carità di Gesù, che vivono unite a Gesù e sono tutte di Lui; che si dividono in piccoli gruppi, si stabiliscono in una parrocchia, ove considerano le anime come proprie, per adozione; a loro si sentono legate per la vita, la morte, l'eternità, in un'unica aspirazione di tutte salvarle. Collaborano quanto all'apostolato col parroco per istruire e custodire; per distruggere il male e mettere il bene, per convertire e santificare; portare alla vita cristiana e alla buona morte, col programma del parroco e dell'amore; morire ogni giorno per salvare ogni giorno. Esse saranno le sorelle, le madri, le maestre, le catechiste, le consolatrici di ogni dolore, un raggio di luce e di sole benefico e continuo nella parrocchia.

sabato 28 luglio 2012

Le domenicane nel mondo



Le domenicane nel mondo
Negli anni ‘70 cominciò a prendere vita un modo di sentire comune fra suore di congregazioni domenicane in diverse parti del mondo. Le religiose si riconobbero nelle stesse ricerche e negli stessi sogni, hanno valorizzato le differenze che mettevano in evidenza la stessa passione per una vita piena che bruciava nei loro cuori. Fu così che si preparava, in modo quasi impercettibile, un tessuto di rapporti che ha permesso nei primi anni ‘80 un avvicinamento a livello più istituzionale, costituito nel maggio di 1995 il movimento delle “Suore Domenicane Internazionali”
(DSI). Da quel momento la vita religiosa domenicana femminile coltiva il desiderio di creare insieme diversi spazi: per l’esperienza del carisma domenicano; per continuare a tessere le reti di comunione e di comunicazione; Il Crocifisso è per S.Domenico la rivelazione dell'amore di Dio e in questo abbraccio si forma il suo cuore compassionevoleOggi le religiose domenicane sono oltre 27 mila, sparse in 101 paesi e suddivisein 159 istituti o congregazioni. Cosa hanno in comune? I fondatori e la loro scelta di ispirarsi ad un particolare aspetto dell’unico modello: Gesù Cristo. L’unicità della missione dell’Ordine. Queste donne consacrate hanno la caratteristica di appartenere all’Ordine dei Predicatori e fanno parte di una Congregazione religiosa. Sorgono spontaneamente alcune domande:
Che cosa hanno in comune queste donne? Quali vincoli hanno stabilito fra di loro?
Com’è possibile tanta diversità di vita per un solo carisma domenicano?
Incomincio dalla prima domanda: che cosa si deve intendere per “carisma” di un/una fondatore/fondatrice?
È una vocazione cristiana dinamica,con uno stile di vita ed una visione del mondo e della storia provocata di continuo dalla contemplazione del Mistero, il cui centro risiede nella molteplice ricchezza della persona di Gesù Cristo. È il “senso” intorno a cui si organizza l’idea ispiratrice del fondatore: far emergere in modo speciale qualche aspetto di Gesù ed esprimere l’amore di e verso Dio, tramite il servizio concreto alla vita. Oltre a fattori sociologici, culturali, geografici, urgenze storiche, ecc., tutto quanto detto sopra aiuta a spiegare sommariamente la molteplicità
di istituti di vita religiosa.
È un modo di “guardare” e di “intuire” il Mistero nel mondo, un identico e unico “desiderio” di toccare e di essere toccate dalla Vita che anima la storia.
Qualcosa di simile succede anche con il carisma di Domenico di Guzman. Nella sua ricchezza diede luogo, attraverso il tempo, a tante forme di espressione e di ministero. Al giorno d’oggi le diverse congregazioni domenicane hanno il loro punto saldo di unità nell’unica missione dell’Ordine “stare” nella storia attraverso la compassione, la giustizia e la pace, credendo e lavorandoper il compimento del sogno di Dio sul creato e sulla
dignità delle persone.Il carisma domenicano è un unico dono che fu trasmesso lungo i secoli nel cuore di uomini e di donne che si fermarono ad ascoltare fra le parole la Parola,il Verbo di Dio, che sosteneva il racconto del mondo creato.Domenico di Guzman, ascoltò, contemplò, uscì all’incontro del Verbo della Vita che si agitava nascosto fra gli affanni dell’uomo, nel dolore dell’assenza, nella solitudine delle ricerche,...
Contemplò il Verbo il quale, facendosi “carne”, mostra -ancora oggi- il suo “legame” nel volto di ogni persona, e checi fa fratelli e sorelle itineranti nel “cammino della vita”, stimolandoci al fine di situarci nella storia in un modo diverso. Fu così che questo dono ebbe inizio nel secolo XIII.
Da quel momento il carisma domenicano si sviluppa visibilmente in uno stile di vita comune che ci fa sensibili al mistero,che ci fa “partecipi” e “mendicanti” della Parola di vita, guardata, ascoltata, degustata, toccata con le nostre mani . Questa Parola, traboccante per la sua natura stessa e che sveglia in noi il desiderio insopprimibile di condividerel’esperienza di essere amati, è l’origine della nostra missione.La nostra unica certezza è il fatto di saperci e di sentirci amate e abitate dal Soffio di Vita, la nostra sterilità vinta dalla Vita, e le nostre mani, carezze della compassione che affligge il cuore di Dio.Espresso in un sintetico linguaggio Medioevale: “contemplariet contemplata aliis tradere” (contemplare e portare agli altri il frutto della contemplazione).n una realtà, che geme e soffre nei dolori del parto, siamo testimoni quotidiani di un Dio Emanuele, vale a dire, di un Dio che non solo “è” con noi, ma in noi.Predichiamo un Dio la cui Vita è Verità!

Sant'Alfonso sulla predicazione


Milazzo - Venerdì, 27 luglio 2012

Sant'Alfonso sulla predicazione
Recentemente, sono stato lento e meditabondo la lettura del trattato di sant'Alfonso sulla dignità e compiti del sacerdote . Si tratta di hard-hitting cose e ho avuto molte occasioni di esaminare la mia coscienza, chinare la testa e si pentono. Vi consiglio il testo a qualsiasi prete che è disposto a sentire da una sorta di sergente maggiore del Reggimento l'ordine sacerdotale, che non perde tempo a dirci ciò che le persone meravigliose siamo tutti noi, ma ci colpisce duramente con l'equivalente di un ecclesiastico NCO ruggente versando disprezzo sulle nostre scuse e della lassità e ottenere ci adatto per il campo di battaglia che dobbiamo affrontare se non vogliamo essere disertori dal corpo a cui Cristo ci ha chiamati. Vi è un grande nel trattato per ogni sacerdote a riflettere nelle ore piccole. Mi ha colpito la rilevanza sorprendente delle sue osservazioni sulla predicazione. Nel suo stile caratteristico no-nonsense, sant'Alfonso avverte: Se tutti i predicatori e confessori adempiuto agli obblighi del loro ufficio tutto il mondo sarebbe stato santificato. Bad predicatori e confessori cattivi sono la rovina del mondo. Vi è poi un sacco sulla futilità della vuota retorica. Questo non è tanto un problema oggi, perché nessuno gli studi o si preoccupa retorica. Anche i politici prendono sul podio senza preparazione adeguata e slogan superficiali problema quando con un po 'di accortezza si potrebbe spostare la folla che stanno cercando di motivare. Tuttavia, i principi della consulenza di sant'Alfonso si applicano a noi che siamo ignoranti in l'antica arte della retorica: Chi vuole predicare non, allo scopo di acquisire lode, ma di conquistare le anime a Dio, non dovrebbe cercare di sentire che dicono gli altri: Oh, che bel pensiero! Che splendida speaker! Che grande uomo! Ma lui dovrebbe desiderare di vedere tutto andare via con il capo chino verso il basso, piangendo per i loro peccati, ha deliberato di cambiare la propria vita, e di donarsi a Dio. Il Santo ha ammesso un posto per la retorica di base nei sermoni ai fedeli all'azione ordinaria, e in particolare la conversione della vita. Mi chiedo cosa avrebbe pensato dei nostri sermoni informe che oggi trascura alcun serio studio della retorica, soprattutto se questo fallimento da parte nostra non riesce a muovere i cuori e salvare le anime.

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Il sole dentro me di Pino Daniele. E' Gesù il vero sole dentro di noi! -Attraverso la canzone il sole dentro di me di Pino Daniele si cerca di far comprendere come l'unico e vero sole che dona pace alla nostra vita è Gesù Eucarestia. Il video contiene l'ultima testimonianza di Madre Teresa di Calcutta: Non ho nessuna voglia adesso di dire che da solo non c'è la farei e quando guardo dentro me stesso mi sento fragile.

giovedì 26 luglio 2012

Canzoni Antiche Napoletane - Chi vo ben 'a Maronn 'e l'Arc

59-PASQUA 2011-U.C.O MARIA S.S.DELL'ARCO RIONE DE GASPERI ISOL.23 PONTIC...

Le Suore Domenicane punto di riferimemnto nella Comunità di Mariglianella (Napoli)


Citta di MARIGLIANELLA
IL SINDACO OMAGGIA IL 75°

ANNIVERSARIO SUORE DOMENICANE
Autore: Tilde Maisto
 
Ex allievi suore domenicane Sindaco F. Di Maiolo – Ass.re A. Russo – giornalista A. Castaldo – Con Suor Lucia Mamani Casani

Il Sindaco Felice Di Maiolo rende omaggio alle Suore Domenicane del Complesso religioso ed educativo della Madonna della Sanità a Mariglianella nel 75esimo anniversario della Fondazione della Congregazione. Il 2012 è un anno importante per la Congregazione delle Suore Domenicane perché segna il 75esimo anniversario della sua fondazione che è stato festeggiato lo scorso 6 febbraio. Mentre 70 anni fa, il 19 marzo 1942, il maestro generale dell’Ordine, padre Martino Stanislao Giilet, con proprio decreto dava a questa congregazione l’ufficiale accoglienza nella Famiglia Domenicana.
E’ dal 1947 che sono presenti anche a Mariglianella le Suore Domenicane che alla catechesi ed alla collaborazione pastorale affiancano attività educative con la Scuola d’Infanzia ospitante circa una cinquantina di bambine e bambini.
Martedì 20 marzo, il Sindaco di Mariglianella Felice Di Maiolo, accompagnato dall’Assessore al Bilancio Arcangelo Russo e dal giornalista Antonio Castaldo, tutti e tre commossi ex alunni dell’asilo delle “Suore della Madonna della Sanità”, ha portato un omaggio personale ed istituzionale.
Durante la visita è stato consegnato alla Responsabile dell’Ente Religioso, “Suore Domenicane Istituto S. Maria della Sanità” Suor Lucia Mamani Casani, un quadro con una pergamena, a firma del Sindaco Felice Di Maiolo, recante il seguente testo:
“Nel 75° Anniversario della Fondazione della Congregazione delle Suore Domenicane di Santa Maria dell’Arco (1937-2012), ricordandone l’attività di predicazione e di carità cristiana con la speciale attenzione alla cura e all’educazione dei più piccoli,
IL SINDACO E L’AMMINISTRAZIONE COMUNALE,
porgono gli auguri per la lieta ricorrenza, riconfermando stima ed affetto alla Congregazione delle Suore Domenicane della Chiesa Maria SS. della Sanità di Mariglianella”.
Da questo storico luogo, che nelle radici più antiche attinge alla memoria del Venerabile Carlo Carafa (Mariglianella 1561-Napoli 1633), fondatore nel 1602 della Congregazione dei Pii Operai, il Sindaco Felice Di Maiolo ha espresso il riverente pensiero a Suor Lucia ed alle sue consorelle domenicane affermando che “dalla Scuola d’Infanzia S. Maria della Sanità sono partite generazioni di alunni che ormai giovani, adulti e maturi ognuno, con un percorso di studio e di lavoro, porta il proprio contributo alla società, ciascuno forte della formazione di base e del patrimonio dei valori cristiani e cattolici ricevuto nella fondamentale educazione infantile delle Suore Domenicane di Mariglianella. Io stesso ne serbo il caro ricordo ed oggi – ha concluso il Sindaco Di Maiolo - ho l’onore di portare questo riconoscimento rappresentando il nostro grato riconoscimento, mio, dell’Amministrazione Comunale e di tutta Mariglianella alla Congregazione delle Suore Domenicane”.
SUORE DOMENICANE FESTA FINE ANNO SCOLASTICO
Autore: Tilde Maisto
Mariglianella lunedì 18 giu 2012 
La consegna dei diplomi con suor Lucia Mamani Casani Suor Mercedes Delgato e la platea della festa di fine anno scolastico Antonio Castaldo con le Suore domenicane. Al centro la madre generale Suor Maria Concetta Barone
 Le Suore Domenicane hanno allestito la manifestazione di fine anno scolastico presso il Centro Educativo della Madonna della Sanità. Un trionfo di canti, musica, colori, valori ed emozioni. Gli auguri dell’Amministrazione Comunale. A Mariglianella sabato scorso, 16 giugno, presso il Centro Educativo Scuola Materna Maria SS. della Sanità, con le Suore Domenicane, Responsabile Suor Lucia Mamani Casani, i bambini della Scuola Materna, gli animatori, le maestre, le famiglie si sono ritrovati tutti in una grandiosa festa di fine anno con protagonisti gli alunni dai 2 ai 5 anni.Sul palco centrale con lo sfondo colorato raffigurante le quattro stagioni, primavera, estate, autunno e inverno ed i quattro elementi, terra, aria, fuoco e acqua, con sovrastante titolo “Impariamoli a rispettare”, si sono succeduti, presentati da Giusy Maddaloni una mamma del “Gruppo Famiglia”, i bambini e le bambine, cantando e recitando, simpaticamente agghindati per le diverse scenette teatrali.
Tutta la manifestazione è stata seguita dalla Madre Generale della Congregazione delle Suore Domenicane, Suor Maria Concetta Barone, che dopo 25 anni a Roma dedicati alla formazione delle consorelle, nel 2005 è stata chiamata in questo importante incarico di apicale responsabilità e guida. Era presente il Parroco della Chiesa San Giovanni Evangelista, Don Ginetto De Simone accompagnato dal chierico De Sena.
L’Amministrazione Comunale guidata dal Sindaco, Felice Di Maiolo, con le specifiche attività seguite dall’Assessore alla Cultura, dott. Arcangelo Russo, ha fatto giungere, attraverso il giornalista dell’Ufficio Stampa, Antonio Castaldo, “un caloroso saluto a tutta la Comunità delle Suore Domenicane, alle maestre, alle famiglie ed ai bambini. Grati per l’alta funzione sociale e religiosa posta al servizio della Comunità di Mariglianella”.
La Madre Generale, Suor Maria Concetta Barone, ha inviato al Sindaco Felice Di Maiolo il suo ringraziamento, in particolare “per l’omaggio ricevuto in occasione del 75esimo Anniversario della Fondazione della nostra Congregazione che abbiamo festeggiato lo scorso mese di febbraio”. Don Ginetto De Simone nel suo intervento ha sottolineato “l’azione di accompagnamento delle famiglie che non si devono limitare a mandare i loro bambini a scuola. Apprezziamo quello che fa la Scuola Cattolica nel mondo dell’educazione e della formazione e continuiamo ad assaporare il gusto della civiltà,con i nostri valori e la nostra indelebile fede”.
Lo sforzo produttivo della manifestazione di fine anno ha visto impegnate, coordinate da Suor Lucia Mamani Casani, le consorelle Suor Mercedes Delgado e Suor Ursula Roldan Tejada, la maestra di ginnastica, Carmelina Allocca, quella di inglese, Ivana Ambrosio e l’ausiliaria, Angela Amato. A ciascun bambino di 5 anni, che nel prossimo anno scolastico passerà alle Elementari, è stato assegnato un diploma in cui è scritto che “ è dotato di tutti i requisiti per esplorare la lunga strada della vita. Con gli auguri delle prime maestre”.
Il Comune di Mariglianella Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
il territorio del comune di Mariglianella all'interno della Provincia di Napoli Mariglianella è un comune italiano di 7.412 abitanti della provincia di Napoli in Campania. È a ridosso dell'agro nolano. Confina a nord, ovest ed est con Marigliano e a sud con Brusciano, dista 16 km da Napoli. Storia Casale di Marigliano, da cui trae il nome, ha origini romane, come testimoniato da tombe rinvenute sul territorio. Mariglianella fu contesa, nel II secolo a.C., da napoletani e nolani ed assegnata, invece, a Roma da Quinto Fabio Labeone.Questo episodio, che è citato da tutti gli storici locali dei paesi vesuviani come atto fondativo del loro territorio, ha, da sempre, suscitato più di una polemica. Secondo alcuni si tratterebbe di un fatto leggendario per attribuirsi "nobili natali"; per altri addirittura non si sarebbe mai verificato. Recentemente sulla rivista "Summana" è apparso un contributo del prof. Parisi Domenico che, pur confermando l'effettiva realtà dell'episodio, avanza l'ipotesi che l'arbitro mandato dal Senato di Roma, per derimere la controversia tra nolani e napooletani, non sarebbe stato il console Quinto Fabio Labeone, ma il pretore peregrino Caio Atinio Labeone nel 195 a.C. Diventata città fortificata, non resse alle invasioni barbariche seguite al crollo dell'Impero Romano. Più volte saccheggiata, nel X secolo entrò a far parte del Ducato di Napoli. Il primo Signore feudale di Mariglianella fu Tommaso Mansella di Salerno che possedeva altri beni feudali in diversi luoghi del regno. Dal 1334, Mariglianella non era più Casale ma Università autonoma con una propria vita amministrativa, ma non aveva proprie rappresentanze stabili. Infatti, gli antichi sindaci non erano permanenti, ma a tempo. Fu annessa a Marigliano da cui si separò nel XIV secolo per essere inglobata nei beni della Corona. In seguito, fino all'abolizione del sistema feudale, fu proprietà delle famiglie nobiliari dell'epoca per circa un secolo e mezzo. Tra i membri delle famiglie che ebbero in possesso il feudo di Mariglianella va ricordato in particolare Carlo Carafa, nato a Mariglianella dai Duchi d'Andria nel 1561. Valente capitano agli ordini di Filippo II di Spagna, morì nel 1633 in odore di santità. Guarito da un grave morbo, rifece per riconoscenza verso la Vergine l'antichissima chiesa dedicata al Santo Vescovo di Nola, Calonio, e volle che si chiamasse Madonna della Sanità. Con la visita di re Carlo III di Borbone, accolto festosamente dalla popolazione furono avviate varie riforme che migliorarono le pessime condizioni della popolazione. Nel 1745 si formò il Consiglio Decurionato, l'organo della rappresentanza organica delle Università, così chiamato perché composto di decurioni. Uno dei primi consigli decurionati di Mariglianella si formò nel 1752. Il 2 agosto del 1806 fu abolito il feudalesimo, ma ciò non servì ad eliminare fin dall'inizio l'influenza dei signori feudali. L'ultimo feudatario di Mariglianella fu il barone Avallone, che, preoccupato di difendere i propri interessi, ritenne opportuno servire il nuovo governo guidato dai francesi. Si procedette ad una riorganizzazione dello stato e delle realtà territoriali. Nel 1822 Mariglianella fu visitata dal successore di Carlo III, Francesco di Borbone, che volle conoscere da vicino la realtà del regno. I moti del 1820-1821 portarono in Mariglianella cambiamenti nella vita pubblica, chiarendo la tendenza della nuova classe di uomini pubblici del paese, del tutto autonomi dall'ex barone Avallone. Il paese fu amministrato da vari personaggi di ceto medio-alto attraversando momenti difficili (da ricordare le due gravi crisi economiche abbattutesi sul regno tra il 1844 ed il 1847, che colpirono anche le realtà locali). La situazione del regno ormai era insostenibile: i Borboni lasciarono a se stesse le realtà locali, la cui vita pubblica e amministrativa era gestita da famiglie e casati i quali sostituivano le rappresentanze comunali. Il 23 ottobre del 1860 si svolse il plebiscito per l'annessione del Regno di Napoli al Regno d'Italia. Con la legge Rattazzi, furono modificati gli impianti istituzionali che amministravano il paese: venivano riconosciute le municipalità per individuare la dimensione territoriale locale e si affermava così il termine "Comune". Mariglianella rientrava nel mandamento di Marigliano e dipendeva inoltre dall'intendenza di Nola. Facente parte della Provincia di Terra di Lavoro, nel 1927, in piena epoca fascista, entrò a far parte della provincia di Napoli.

UFFICIO STAMPA DELL’AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI MARIGLIANELLA

Il prossimo 8 agosto 2012 - la Chiesa ricorda San Domenico di Guzman Sacerdote e fondatore dei Predicatori

Milazzo 26 luglio 2012

Come Comunità Domeniocane Milazzese - porgiamo gli auguri a tutti i amici Domenico/a
San Domenico naque  nel 1170 a Caleruega, un villaggio montano della Vecchia Castiglia (Spagna), si distinse fin da giovane per carità e povertà. Convinto che bisognasse riportare il clero a quella austerità di vita che era alla base dell'eresia degli Albigesi e dei Valdesi, fondò a Tolosa l'Ordine dei Frati Predicatori che, nato sulla Regola agostiniana, divenne nella sostanza qualcosa di totalmente nuovo, basato sulla predicazione itinerante, la mendicità (per la prima volta legata ad un ordine clericale), una serie di osservanze di tipo monastico e lo studio approfondito. San Domenico si distinse per rettitudine, spirito di sacrificio e zelo apostolico. Le Costituzioni dell'Ordine dei Frati Predicatori attestano la chiarezza di pensiero, lo spirito costruttivo ed equilibrato e il senso pratico che si rispecchiano nel suo Ordine, uno dei più importanti della Chiesa. i Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l'aveva. Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234. 
San Domenico,  umile ministro della predicazione nelle regioni sconvolte dall’eresia albigese, visse per sua scelta nella più misera povertà, parlando continuamente con Dio o di Dio. Desideroso di trovare un nuovo modo di propagare la fede, fondò l’Ordine dei Predicatori, al fine di ripristinare nella Chiesa la forma di vita degli Apostoli, e raccomandò ai suoi confratelli di servire il prossimo con la preghiera, lo studio e il ministero della parola. La sua morte avvenne a Bologna il 6 agosto.
A 15 anni passò a Palencia per frequentare i corsi regolari (arti liberali e teologia) nelle celebri scuole di quella città. Qui viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia: molta gente muore di fame e nessuno si muove! Allora vende le suppellettili della propria stanza e le preziose pergamene per costituire un fondo per i poveri. A chi gli esprime stupore per quel gesto risponde: "Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?" Terminati gli studi, a 24 anni, il giovane, assecondando la chiamata del Signore, entra tra i "canonici regolari" della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote. Nel 1203 Diego, vescovo di Osma, dovendo compiere una delicata missione diplomatica in Danimarca per incarico di Alfonso VIII, re di Castiglia, si sceglie come compagno Domenico, dal quale non si separerà più. Il contatto vivo con le popolazioni della Francia meridionale in balìa degli eretici catari, e l'entusiasmo delle cristianità nordiche per le grandi imprese missionarie verso l'Est, costituiscono per Diego e Domenico una rivelazione: anch'essi saranno missionari. Di ritorno da un secondo viaggio in Danimarca scendono a Roma (1206) e chiedono al papa di potersi dedicare all'evangelizzazione dei pagani. Ma Innocenzo III orienta il loro zelo missionario verso quella predicazione nell'Albigese (Francia) da lui ardentemente e autorevolmente promossa fin dal 1203. Domenico accetta la nuova consegna e rimarrà eroicamente sulla breccia anche quando si dissolverà la Legazione pontificia, e l'improvvisa morte di Diego (30 dicembre 1207) lo lascerà solo. Pubblici e logoranti dibattiti, colloqui personali, trattative, predicazione, opera di persuasione, preghiera e penitenza occupano questi anni di intensa attività; cosi fino al 1215 quando Folco, vescovo di Tolosa, che nel 1206 gli aveva concesso S. Maria di Prouille per raccogliere le donne che abbandonavano l'eresia e per farne un centro della predicazione, lo nomina predicatore della sua diocesi. Intanto alcuni amici si stringono attorno a Domenico che sta maturando un ardito piano: dare all Predicazione forma stabile e organizzata. Insieme Folco si reca nell'ottobre del 1215 a Roma per partecipare al Concilio Lateranense IV e anche per sottoporre il suo progetto a Innocenzo III che lo approva. L'anno successivo, il 22 dicembre, Onorio III darà l'approvazione ufficiale e definitiva. E il suo Ordine si chiamerà "Ordine dei Frati Predicatori". Il 15 agosto 1217 il santo Fondatore dissemina i suoi figli in Europa, inviandoli soprattutto a Parigi e a Bologna, principali centri universitari del tempo. Poi con un'attività meravigliosa e sorprendente prodiga tutte le energie alla diffusione della sua opera. Nel 1220 e nel 1221 presiede in Bologna ai primi due Capitoli Generali destinati a redigere la "magna carta" e a precisare gli elementi fondamentali dell'Ordine: predicazione, studio, povertà mendicante, vita comune, legislazione, distribuzione geografica, spedizioni missionarie. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, il 6 agosto 1221 muore circondato dai suoi frati, nel suo amatissimo convento di Bologna, in una cella non sua, perché lui, il Fondatore, non l'aveva. Gregorio IX, a lui legato da una profonda amicizia, lo canonizzerà il 3 luglio 1234. Il suo corpo dal 5 giugno 1267 è custodito in una preziosa Arca marmorea. I numerosi miracoli e le continue grazie ottenute per l'intercessione del Santo fanno accorrere al suo sepolcro fedeli da ogni parte d'Italia e d'Europa, mentre il popolo bolognese lo proclama "Patrono e Difensore perpetuo della città;". La fisionomia spirituale di S. Domenico è inconfondibile; egli stesso negli anni duri dell'apostolato albigese si era definito: "umile ministro della predicazione". Dalle lunghe notti passate in chiesa accanto all'altare e da una tenerissima devozione verso Maria, aveva conosciuto la misericordia di Dio e "a quale prezzo siamo stati redenti", per questo cercherà di testimoniare l'amore di Dio dinanzi ai fratelli. Egli fonda un Ordine che ha come scopo la salvezza delle anime mediante la predicazione che scaturisce dalla contemplazione: contemplata aliis tradere sarà la felice formula con cui s.Tommaso d'Aquino esprimerà l'ispirazione di s. Domenico e l'anima dell'Ordine. Per questo nell'Ordine da lui fondato hanno una grande importanza lo studio, la vita liturgica, la vita comune, la povertà evangelica. Ardito, prudente, risoluto e rispettoso verso l'altrui giudizio, geniale sulle iniziative e obbediente alle direttive della Chiesa, Domenico è l'apostolo che non conosce compromessi né irrigidimenti: "tenero come una mamma, forte come un diamante", lo ha definito Lacordaire.

Fonte:
Edizioni Studio Domenicano, Bologna Spunti bibliografici su San Domenico di Guzmán a cura di LibreriadelSanto.it
Martínez Díez Felicísimo, Domenico di Guzman. Vangelo vivente, Città Nuova, 2006 - 336 pagineRoquebert Michel, San Domenico. Contro la leggenda nera, San Paolo Edizioni, 2005 - 336 pagineDyckhoff Peter, Pregare con il corpo. Alla scuola di San..., Ancora, 2005 - 168 pagineRavotti Jean-Pierre, San Domenico maestro di preghiera. Le nove..., ESD Edizioni Studio Domenicano, 2004 - 122 pagine
Calò Pietro, La legenda di san Domenico, ESD Edizioni Studio Domenicano, 2003 - 156 pagine
Bouchet Jean-René, San Domenico. La passione dell'annuncio, Città Nuova, 1999 - 128 pagine Spiazzi Raimondo, San Domenico di Guzman. Biografia..., ESD Edizioni Studio Domenicano, 1999 - 592 pagine
Lippini Pietro, S. Domenico visto dai suoi contemporanei. I..., ESD Edizioni Studio Domenicano, 1998 - 568 pagine
Staid Ennio, San Domenico. Il fascino di un profeta..., San Paolo Edizioni, 1995 - 138 pagine
Bedouelle Guy, A immagine di san Domenico, Jaca Book, 1994 - 136 pagine
Spiazzi Raimondo, San Domenico e il monastero di San Sisto..., ESD Edizioni Studio Domenicano, 1994 - 448 pagine
D'Amato Alfonso, Il progetto di san Domenico, ESD Edizioni Studio Domenicano, 1994 - 144 pagineVicaire Humbert, Storia di san Domenico, San Paolo Edizioni, 1987 - 726 pagine
Ferrua Antonio, Vicaire M. Humbert, San Domenico e i suoi frati, Gribaudi, - 120 pagine

mercoledì 25 luglio 2012

24 maggio: festa della traslazione del corpo di s. Domenico.


Lo scorso maggio la Comunità Domenicana di Milazzo e la  Chiesa fa memoria della   prima traslazione del corpo di san Domenico di Guzman , meglio conosciuto nel Regno delle due Sicilie per secoli e nel resto del mondo, soprattutto nell’America Latina, come san Domenico di Soriano per via della presenza, nell’antico e maestoso convento calabrese, di una achiropita e taumaturgica tela raffigurante il Santo apparsa miracolosamente ad un frate domenicano qui dimorante. Il nostro Santo, sentendosi vicino la morte, manifestò il desiderio esclamando:“A Dio non piaccia ch’io sia sepolto in altro luogo, che non sia sotto i piedi dei miei Frati!”. Cioè nel convento di Bologna. Così fu fatto. Ma l’umile tomba, in S. Niccolò della città felsinea, attirava moltitudini di fedeli desiderosi di prostrarsi e chiedere grazie e miracoli. Allora si pensò, come scrivono le cronache del tempo, di traslare sacri resti in luogo più degno. Questa prima traslazione fu fatta il 24 maggio del 1233. Erano presenti molti Vescovi, illustri personaggi, il Beato Giordano, successore di san Domenico e più di trecento frati. Appena fu smossala pietra sepolcrale un odore soavissimo cominciòa diffondersi, mentre gli occhi dei frati e dei fedeli si bagnavano di lacrime. Il sacro corpo fu trasportato in un’apposita cappella e chiuso in un semplice monumento di marmo. Nel 1267 si volle arricchire la tomba di sculture e quindi di nuovo le reliquie del glorioso Patriarca furono rimossein data 5 giugno. Il 15 febbraio 1383 fu ancora aperta la cassa per toglierne il capo e riporlo in un prezioso reliquiario. Nel 1473 il monumento fu rinnovato, e per opera di Niccolò Pisano è divenuto uno dei più bei monumenti sepolcrali. Altre traslazioni, senza però aprire la cassa, furono eseguite l’11 novembre 1411 e il  25 aprile 1605, quando fu definitivamente 
trasferito nella sede attuale. Il 23 agosto 1946 i preziosi resti furonoriportati con solenne pompa nell‘artisticaArca, da dove erano stati estumulati, il 17 aprile 1943, durante l’infausto periodo della seconda guerra mondiale.

martedì 24 luglio 2012

Il laicato domenicano



Il laicato domenicano


LAICI DOMENICANI L’Ordine Domenicano o dei Frati Predicatori, attraverso la vita San Domenico e la parola di San Tommaso d’Aquino, ha sintetizzato classicamente il proprio carisma missionario con la famosa espressione: "contemplata aliis tradere" (Summa Theologiae). Perciò, l’Ordine dei Predicatori si caratterizza in quanto costituito da persone che attraverso lo studio e la preghiera (contemplatio) arricchiscono la loro specifica spiritualità e professionalità col carisma missionario della predicazione e dell’annuncio del Vangelo di N.S Gesù Cristo, Figlio del Padre, unico Salvatore della terra. La Famiglia Domenicana nell’Ordine è la comunità dei frati, delle monache, delle suore, delle Fraternite Laiche Domenicane (FLD), delle Fraternite Sacerdotali e del Movimento Giovanile Domenicano (MGD). Essa si preoccupa di rendere visibile la Parola di Dio pregata, studiata e predicata, secondo il carisma dato da San Domenico (di cui al punto precedente), caratterizzante l’Ordine Domenicano. Nell’ambito delle aggregazioni laiche domenicane si distinguono il Laicato Domenicano (o Fraternite Laiche Domenicane) ed il Movimento Giovanile Domenicano. Il primo si caratterizza perché composto da laici che promettono mediante una "professione solenne" di aderire al carisma dell’Ordine impegnandosi in maniera più determinante e definitiva. Il secondo è costituito prevalentemente da giovani (fino ai 35 anni circa), legati o no all’Ordine Domenicano da una promessa solenne. Rappresenta una componente essenziale della Famiglia Domenicana e condivide con essa la spiritualità ed il progetto di S.Domenico, promuovendone la diffusione tra i giovani. Il Regolamento locale del Movimento Giovanile Domenicano (MGD) di Catania si ispira, recependoli integralmente, ai 7 punti della Costituzione Fondamentale dell’ordinamento delle Fraternite Laiche Domenicane che costituiscono anche la parte introduttiva della Regola del Laicato Domenicano, qui di seguito fedelmente riprodotti: I Laici nella Chiesa. Tra i discepoli di Cristo, anche gli uomini e le donne che vivono inseriti nel mondo, sono resi partecipi, in forza del Battesimo e della Cresima, dell’ufficio profetico, sacerdotale e regale di Gesù Cristo, nostro Signore. Per questo essi sono chiamati a rendere viva la presenza del Cristo nei popoli e a far sì che il divino messaggio della salvezza sia conosciuto e accolto da tutti gli uomini, su tutta la terra (AA, 3). Laici Domenicani. Quei laici poi, che sono mossi dallo Spirito Santo a vivere secondo lo spirito e il carisma di Domenico, vengono incorporati all’Ordine mediante speciale impegno, secondo Statuti propri. I Laici nella Famiglia Domenicana. Essi si raggruppano in Comunità e, con gli altri ceti dell’Ordine, costituiscono un’unica Famiglia (cfr. LCO 141). ) Caratteristiche dei Laici Domenicani. I Laici Domenicani si contraddistinguono in modo peculiare nella Chiesa, sia per la propria vita spirituale sia per il servizio di Dio e del prossimo. Quali membri dell’Ordine ne partecipano la missione apostolica con lo studio, la preghiera e la predicazione, secondo la condizione propria dei laici. Missione apostolica dei Laici Domenicani. Sull’esempio di S. Domenico, di S. Caterina da Siena e di quanti ci hanno preceduto illustrando la vita dell’Ordine e della Chiesa, i Laici Domenicani, rinvigoriti dalla comunione fraterna, rendono anzitutto testimonianza della propria fede, si dimostrano disponibili alle necessità dei loro contemporanei e lavorano al servizio della verità. Considerando assiduamente le finalità precipue dell’apostolato della Chiesa del proprio tempo, sentendosi mossi a manifestare compassione concreta per ogni forma di umana inquietudine, si fanno promotori di libertà, di giustizia e di pace. Ispirati dal carisma dell’Ordine essi tengono sempre presente che l’azione apostolica sgorga dalla pienezza della contemplazione. Lo statuto, inoltre, per quanto riguarda i principi, gli ideali e la struttura organizzativa, richiama le norme (in particolare i primi 5 punti) dello Statuto del Movimento Giovanile Domenicano della Provincia (costituito in tutto da otto punti).  Per quanto riguarda i rapporti con gli Organi Provinciali (Priore Provinciale, Consiglio Provinciale e Promotore Provinciale), il MGD di Catania s’impegna a rispettare le restanti tre norme dello Statuto Nazionale.  Il MGD di Catania insieme alla Fraternita Laica Domenicana (FLD, per realizzare concretamente gli obiettivi derivanti dal peculiare carisma domenicano s’impegna a costituire un Gruppo di "Predicatori Laici" (PL). Fanno parte del gruppo tutti coloro (non necessariamente facenti parte della FD) i quali desiderano studiare la Sacra Scrittura per essere pronti alla predicazione e all’annuncio della Parola. . Il Gruppo di Predicazione si distingue dalla FLD e dal MGD dal punto di vista funzionale-ministeriale e non dal punto di vista giuridico-formale (non costituisce quindi un terzo soggetto della componente laica della FD). Gli appartenenti al gruppo s’impegnano ad offrire questo tipo di servizio-ministero alla comunità e alla società, ricercando forme di collaborazione con le altre realtà ecclesiali. . Il gruppo di Predicatori Laici di Catania (PL – Piellini) si propone di ufficializzare la propria disponibilità missionaria e, previo riconoscimento di S.E. l’Arcivescovo Metropolita della diocesi di Catania, di offrire la propria specifica ministerialità per l’attuazione del Piano Pastorale Diocesano. Alcuni membri del gruppo sono anche Ministri Straordinari dell’Eucaristia. Il gruppo, inoltre, destina parte del ricavato derivante dalle loro attività (ad es., serate ricreative, sorteggi, offerte libere, ecc..) per venire incontro ai bisogni più urgenti del quartiere e della società. Attraverso il Ministero della Parola e della predicazione ed il Ministero Straordinario dell’Eucarestia, i Predicatori Domenicani Laici s’impegnano a realizzare la "nuova evangelizzazione" nel territorio diocesano e parrocchiale e a proporre quindi la Parola di Dio, nell’ambito dei condomìni, ai "lontani", ai giovani disorientati, agli ammalati, ecc. Il gruppo di PL si propone inoltre di diffondere nel territorio diocesano il Messaggio Evangelico anche al fine di contrastare quelle forme di proselitismo atee o laiciste e quelle sette e/o movimenti religiosi moderni che da tempo operano nella nostra società. Per realizzare gli obiettivi fin qui esposti i Piellini utilizzano i metodi e gli strumenti più opportuni e adeguati alla realtà del nostro tempo: Piccole missioni in occasione di tridui, novene, esercizi spirituali, Avvento, Quaresima, ecc.., nelle Parrocchie del territorio diocesano, "posto preminente" (Piano Pastorale dell’Arcidiocesi di Catania, SC42), nelle Chiese e nelle Rettorìe, proponendo la Parola di Dio, posizionandosi anche nelle strade e nelle piazze accogliendo chiunque fosse interessato a temi religiosi, morali e sociali del mondo moderno. di incontri culturali su temi religiosi specifici cercando di confrontarsi con il mondo della cultura e delle Istituzioni e di instaurare con loro un dialogo. la Famiglia Domenicana , considerano il convento domenicano o, eventualmente, la parrocchia, il polo di partenza e di attrazione della propria spiritualità, in quanto "fonte primigenia e parte eletta dell’Ordine Domenicano" e luogo di "incontri di preghiera e dialoghi che arricchiscono lo spirito che deve animare il nostro tradere". Centro di tale aggregazione non è da escludere, con le opportune cautele, una stessa Accoglienza o Sacra Praedicatio come ai tempi di Domenico. . Il MGD ed il LD di Catania, attraverso la creazione del Gruppo di Predicatori Laici, ed impegnandosi ad interagire con le altre componenti la Famiglia Domenicana (frati, suore, ecc..), si propongono di realizzare qualcosa di "inedito" nell’Ordine Domenicano e nella Chiesa tutta, a servizio della Parola, e rivivendo l’esperienza di San Domenico e dei primi frati predicatori.  
COSTITUZIONE DEL MGD E DEL GRUPPO . I Componenti del MGD e del gruppo dei PL creano un fondo-cassa tramite un’autotassazione mensile. Ciascuno s‘impegna a versere una quota stabilita all’inizio di ciascun anno sociale. Hanno diritto di voto a tutte le decisioni relative alla vita del MGD e dei PL coloro che fanno parte del gruppo da almeno un anno ed in maniera piuttosto assudua e che aderiscono a questa forma di autofinanziamento. Ciò allo scopo di favorire nei membri della comunità una presa di coscienza più forte riguardo agli obiettivi e alle finalità del gruppo stesso. Pur tuttavia anche gli altri membri del gruppo devono essere sentiti. E’ preferibile, soprattutto per le questioni di una certa rilevanza, che venga sentito anche il parere dell’assistente spirituale (A partire dall'anno 2002 è stato stabilito un contributo di tre euro al mese). l fondo-cassa deve servire esclusivamente alla realizzazione degli scopi del gruppo e per il conseguimento dei propri obiettivi. E’ vietata qualsiasi forma di utilizzo a titolo personale sia del fondo-cassa sia dei beni capitali (ad es., stampante, fotocopiatrice). . Le decisioni vengono prese a maggioranza degli aventi diritto al voto presenti alla convocazione, che costituiscono la c.d. assemblea deliberante a cui fanno parte tutti coloro che partecipano al gruppo da almeno un anno in modo assiduo. Per le votazioni relative ad elezioni di cariche è necessario però che siano presenti almeno al metà più uno degli aventi diritto al voto. Le votazioni relative ad elezioni di cariche inoltre avvengono a scrutinio segreto, mentre quelle relative alla vita o alle scelte del gruppo si svolgono a scrutinio palese. Non sono ammesse deleghe a votare da parte degli assenti. Ciascun componente del gruppo ha il diritto di proporre iniziative, purché motivate e giustificate, su cui il gruppo si riserverà di deliberare. Gli argomenti da porre in decisioni devono essere posti all’ordine del giorno e comunicati almeno nella riunione precedente alla convocazione dell’assemblea deliberativa (e comunque almeno sette giorni prima rispetto alla data in cui si voterà). Il MGD si può organizzare in ministeri, creati allo scopo di svolgere i vari servizi (liturgia, animazione liturgica e canto, accoglienza, predicazione, ecc..) nella comunità in maniera più efficiente. Si può eleggere un coordinatore responsabile per ogni ministero. Ogni ministero può decidere autonomamente al suo interno questioni che non coinvolgono soggetti esterni al ministero stesso. E' opportuno in ogni caso che il coordinatore di ciascun ministero, prima di qualunque decisione, si consulti, anche in modo informale, col responsabile e l’assistente spirituale del MGD. Nel caso in cui sorga un contrasto non facilmente risolvibile all’interno di un ministero, la questione deve essere rimessa alla decisione dell’assemblea deliberante. Esistono fin dagli inizi dell’Ordine dei Predicatori; la prima regola fu approvata nel 1285 dal Maestro Fra Munio de Zamora. Fino a poco tempo fa, venivano chiamati “Terziari Domenicani”, perché legati dalla promessa fatta al Maestro dell’Ordine, per il tramite del priore di fraternita (oggi chiamato Presidente). A domande del tipo: chi sono i laici domenicani? Perché fare parte di questo ramo secolare dell’Ordine dei predicatori? Che cosa aggiunge alla vocazione del cristiano? Non basta essere buoni cristiani? si potrebbe rispondere semplicemente: «Appartenere al Laicato Domenicano aiuta a realizzare la propria vocazione cristiana». Già questo è un motivo sufficiente per farvi parte. Ma la risposta forse non è sufficiente, non soddisfa del tutto. «I laici di S. Domenico – disse Pio XII in un Congresso del Terz’Ordine domenicano (29 Agosto 1958) – sono un gruppo scelto di laici dediti ai maggiori obiettivi dell’apostolato contemporaneo». Infatti, ecco come suonano alcuni articoli della Costituzione fondamentale:I laici domenicani si distinguono in modo particolare sia per quanto concerne la loro propria vita spirituale, sia per il servizio di Dio e del prossimo nell’ambito della Chiesa. In quanto membri dell’Ordine, partecipano alla sua missione apostolica mediante lo studio, la preghiera e la predicazione in conformità con la loro condizione di laici. 6. Con ogni sollecitudine riflettono sugli scopi particolari delle forme di apostolato nella Chiesa contemporanea, spronati in particolar modo a manifestare una misericordia autentica nei confronti di ogni forma di umana inquietudine, a difendere la libertà, a promuovere la giustizia e la pace.Ispirati dal carisma dell’Ordine, sono consapevoli che l’attività apostolica promana dall’abbondanza della contemplazione. Oggi in particolare tutti i laici sono chiamati a svolgere compiti speciali nella missione di salvezza della Chiesa: sono testimoni privilegiati del vangelo nelle “cose del mondo”. Per questo il loro compito può esser svolto più facilmente appartenendo ad un gruppo o famiglia per sua natura apostolica, come la famiglia domenicana. Il laico domenicano ha una funzione molto importante: sull’esempio di San Domenico egli è consacrato a “rendere testimonianza alla verità”, a donare “la verità che libera” e a indicare la via della salvezza. Oggi, come in passato, queste fraternite sono presenti in ogni parte del mondo. Di esse fanno parte uomini e donne, giovani e anziani, operai e professionisti, professori, studenti, artisti... tutti uniti da una comune vocazione, la vocazione dell’Ordine di San Domenico: l’amore alla verità, verità da amare, verità da conoscere, da vivere nella fedeltà al vangelo; verità da annunciare con la vita e la parola.Partecipando all’apostolato con i frati e le suore dell’Ordine, i membri delle fraternite prendano parte attiva alla vita della Chiesa, sempre pronti a collaborare con le altre associazioni apostoliche.
Numerose le Fraternite Laiche di San Domenico in Sicilia

Madonna dell arco la canzone scritta da savio di sarno per mezafila...complimenti per la tua canzone per il video che anche essendo molto triste ma azzeccatissimo per questa dedica cmq tantissimo affetto per questa famiglia e che la madonna dell' arco veglia sempre su questi ragazzi e da forza alla mamma e il papa'!!!!!! auguri savio di sarno continua cosi....ciao w maria

madonna dell'arco santa maria la scala 2010

Chiesa Parrocchiale Santa Marina di Milazzo del 1937.



Facciata della Chiesa Parrocchiale Santa Marina di Milazzo nel 1937.

Santa Marina di Milazzo
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Santa Marina è una frazione della provincia di Messina, appartenente al comune di Milazzo che ad oggi conta circa 3000 abitanti. L'etimologia del nome "Santa Marina" è dovuta alla presenza della chiesa parrocchiale diSanta Marina Vergine di Bitinia 

 edificata nel 1646. La morfologia del terreno è prettamente pianeggiante e la vegetazione arborea tipica della zona è costituita dall'ulivo. Caratteristica era la coltura della zona, tra il Cinquecento ed il Settecento, costituita prevalentemente da gelseti per la produzione dei bachi da seta.

 

 


1 Cenni storici
2 Chiesa Santa Marina Vergine
3 Altre chiese, palazzi e icone
4 Manifestazioni
5 Personalità legate a Santa Marina di Milazzo
6 Associazioni locali
7 Collegamenti esterni

Cenni storici

Santa Marina ai tempi del feudalesimo costituiva la Baronia di San Basilio e si estendeva da mare a Ovest sino a limitare col Feudo di San Pietro ad Est, e a Sud col terreno acquitrinoso vicino al torrente Mela e a Nord imprecisato oltre la Via Rio Rosso. La zona dal secolo XVII divenne Baronia della nobile famiglia dei Piaggia (nobili impiantatisi in Sicilia nel Cinquecento) cui appartenne il celebre scrittore e storico milazzese Barone Giuseppe Piaggia di Santa Marina (1822-1871). Durante l'Ottocento nei numerosi feudi di Santa Marina vennero piantate decine di vigneti, i quali rifornivano di vino e di uva da tavola l'intera piana di Milazzo. In Via Badessa negli anni quaranta, durante la costruzione della linea tranviaria Messina/Barcellona fu impiantata una piccola stazione ferroviaria, per dare uno slancio all'economia della zona. Alla fine degli anni ottanta la stazione fu smantellata, a causa del calo di affluenza di merci e persone. In Via Santa Marina ha sede l'ufficio postale, la scuola elementare, alcune botteghe e piccole attività. (Foto a destra Simulacro in cartapesta di Santa Marina Vergine di Bitinia venerato a Santa Marina di Milazzo (Messina). La Chiesa Santa Marina Vergine fu edificata durante la dominazione normanna intorno al secolo XII. In questo periodo vi erano due Chiese una dedicata a Santa Marina Vergine, mentre l'altra dedicata a San Basilio Magno. L'attuale chiesa parrocchiale molto probabilmente è nata proprio dalla fusione delle due chiese. È certo che la chiesa sia stata riedificata nel 1646, e che originariamente era un piccolo quadrato che accoglieva appena un centinaio di persone. Nel 1894 la chiesa fu gravemente danneggiata nella parte occidentale e nella facciata da un terremoto e fu chiusa per due anni in attesa delle riparazioni. Nel 1896 si mise mano ai lavori che la portarono alle attuali proporzioni, fu ampliata e acquistò l'attuale lunghezza di 19 m e la larghezza media di 8 m. L'interno della chiesa è ad un'unica navata, e presenta opere d'arte di alto interesse, tra i quali: tre quadri di inizio Ottocento raffiguranti rispettivamente, San Francesco di Paola, Santo Stefano Protomartire e San Biagio Vescovo e Martire, sono opera del messinese Salvatore Caggiano. L'Altare Maggiore fu rifatto in marmo col contributo di tutti i fedeli nel 1896, a destra vi è il fonte battesimale in marmo bianco. Il ciborio, opera del 1602 fu scolpito in legno da Vincenzo Paolo da Milazzo e rivestito da un sottilissimo strato di oro zecchino. È storicamente certo che sia stato ceduto dai Domenicani della Chiesa Nostra Signora del Santo Rosario di Milazzo. All'interno della chiesa si può ammirare un quadro ad olio della Santa Patrona, sempre opera del messinese Salvatore Caggiano. Nelle pareti della chiesa vi sono quattro nicchie, all'interno delle quali sono conservati alcuni simulacri. Entrando, sulla destra vi sono i simulacri del Sacro Cuore di Gesù (scolpito in cartapesta e legno nel 1928) e del SS. Crocifisso (scolpito in cartapesta e legno nel 1914), mentre sulla sinistra vi sono i simulacri di Maria SS. Ausiliatrice (scolpito in cartapesta e legno nel 1926) e di Santa Marina Vergine di Bitinia (scolpito in cartapesta e legno nel 1926 da Luigi Guacci da Lecce). Il 7 agosto2010 è stato donato alla chiesa parrocchiale di Santa Marina un antico simulacro in cartapesta ottocentesco raffigurante la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, che successivamente è stato restaurato e collocato definitivamente in chiesa. L'abside e la volta sono affrescate con affreschi di Giovanni Biondo, eseguiti nel 1959. Tra febbraio e aprile2007 la chiesa è stata oggetto di importanti restauri.
Altre chiese, palazzi e icone -Chiesa Maria SS. della Stella: In Via Stella a Santa Marina di Milazzo si trova la piccola Chiesa di Maria SS. della Stella, appartiene alla Famiglia D'Amico. Fu edificata probabilmente nella prima metà del Settecento, al suo interno si trovava un quadro raffigurante Maria SS. della Stella risalente al 1756. La semplice facciata presenta al centro un portone cinto da modeste decorazioni, in cima a sinistra vi è il piccolo campanile a vela. La chiesa è ubicata accanto alla masseria D'Amico, esteso complesso rurale con annessa una casa gentilizia, magazzini ed abitazioni per contadini.
Chiesa San Michele Arcangelo: Il Via Due Bagli a Santa Marina di Milazzo si trova la piccola Chiesa di San Michele Arcangelo, appartiene alla famiglia D'Amico. Fu edificata agli inizi del Settecento, e restaurata durante l'Ottocento. La semplice facciata presenta un campanile a vela sulla sinistra. All'interno della chiesa vi è l'altare maggiore in muratura, ancora quasi intatto nonostante il degrado e lo stato di abbandono. Sulla sommità dell'Altare Maggiore vi era un quadro trafugato negli anni settanta. Sul pavimento vi è una lapide marmorea risalente al 1890. La chiesa purtroppo versa in uno stato di totale abbandono e necessità di molteplici restauri.
Chiesa della Famiglia Bonaccorsi: In Via dei Gigli a Santa Marina di Milazzo si trova la piccola chiesa appartenente alla Famiglia Bonaccorsi, edificata nell'Ottocento, accanto al palazzo di Famiglia. La facciata si presenta in stile barocco, con campanile a vela sulla destra. All'interno della chiesa vi è l'Altare Maggiore in marmi policromi ed alcuni pezzi di affreschi sulle pareti. Nel corso degli anni la chiesa è stata oggetto di continui furti che l'hanno quasi completamente spogliata.
Palazzo D'Amico:In Via Santa Marina dirimpetto PiazzaPozzo di trova il Palazzo D'Amico opera Ottocentesca rimasta incompiuta, in stile neoclassico.
Palazzo Bevacqua:In Via Feliciata a Santa Marina di Milazzo si trova il Palazzo Bevacqua. Fu progettato dall'ingegnere Giuseppe Ryolo nel 1904. Il palazzo è arricchito all'interno da un vivace ciclo di affreschi in stile liberty. La facciata del palazzo si presenta in stile neorinascimentale.
Casa di Salvo:In Via Santa Marina accanto l'ufficio postale vi è Casa Di Salvo, all'interno della quale al piano superiore si trova la Cappella dedicata a Sant'Anna realizzata negli anni venti.
Cappella Maria SS. delle Lacrime:In Via Bastione si trova la Cappella Maria SS. delle Lacrime. Fu edificata nel 1955 su un piccolo terreno. Esternamente la Cappella circondata da un muretto si presenta edificata in stile moderno, con un piccolo campanile a vela arretrato sulla sinistra.
Icona Maria SS. del Tindari:In Via Ponente si trova l'Icona dedicata a Maria SS. del Tindari. Fu edificata nel 1883, e ricostruita nel Marzo del 1955 dopo la mareggiata del 4 febbraio1955. Icona San Pio da Pietrelcina:In Piazza Pozzo a Santa Marina di Milazzo nel 2009 è stato posto un simulacro di San Pio da Pietrelcina.
Manifestazioni
Le principali manifestazioni che si svolgono a Santa Marina sono:
6 gennaio: Solenne Processione del Bambino Gesù per le vie di Santa Marina, con Celebrazione della SS. Messa;
2 febbraio: Festa della Candelora o della Presentazione di Gesù al Tempio, con Celebrazione della SS. Messa;
3 febbraio: Festa Liturgica di San Biagio Vescovo e Martire, con Celebrazione della SS. Messa durante la quale viene benedetto il pane e viene impartita la benedizione alla gola;
4 febbraio: Festa Liturgica di Santa Maria De Mattias fondatrice della congregazione delle Suore Adoratrici del Sangue di Cristo, con Celebrazione della SS. Messa;
11 febbraio: Festa Liturgica di Nostra Signora di Lourdes, con Celebrazione della SS. Messa;
Domenica delle Palme: Benedizione delle palme e dei ramoscelli di ulivo;
MercoledìSanto: Processione Penitenziale del SS. Crocifisso che viene portato per le vie di Santa Marina su un'artistica vara;
Venerdì Santo: Via Crucis vivente;
Pasqua: SS. Messe con Battesimi;
13 maggio: Festa Liturgica di Nostra Signora di Fatima, con Celebrazione della SS. Messa;
24 maggio: Festa Liturgica di Maria SS. Ausiliatrice, con Celebrazione della SS. Messa;
Corpus Domini: Solenne Processione alla Chiesa Madre di MilazzoSanto Stefano Protomartire, con Celebrazione della SS. Messa;
Venerdì successivo alla Solennità del Corpus Domini: Festa Liturgica del Sacro Cuore di Gesù, con Celebrazione della SS. Messa;
18 giugno: Solennità di Santa Marina Vergine di Bitinia, con Solenne Celebrazione Liturgica. La domenica successiva il 18 giugno Solenne Processione per le vie di Santa Marina;
16 luglio: Festa Liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, con Celebrazione della SS. Messa;
26 luglio: Festa Liturgica dei SS. Anna e Gioacchino, con Celebrazione della SS. Messa;
Primo sabato di agosto: Sagra della Melanzana, che si tiene tutti gli anni presso PiazzaPozzo a Santa Marina dal 1988, con degustazione di piatti tipici a base di melanzane;
30 agosto: Festa di Maria SS. delle Lacrime di Siracusa, con Solenne Processione e Celebrazione della SS. Messa presso l'Icona in Via Bastione;
8 settembre: Solennità di Maria SS. del Tindari, Solenne Processione e Celebrazione della SS. Messa presso l'Icona in Via Ponente;
23 settembre: Festa Liturgica di San Pio da Pietrelcina, con Celebrazione della SS. Messa in PiazzaPozzo presso l'immagine del Santo;
8 dicembre:Festa Liturgica di Maria SS. Immacolata, con Celebrazione della SS. Messa;
Natale: Novena, SS. Messa la notte del 24 dicembre e pesca di beneficenza;
26 dicembre: Festa Liturgica di Santo Stefano Protomartire Patrono e Protettore della Città di Milazzo, con Celebrazione della SS. Messa.
Personalità legate a Santa Marina di Milazzo
La parrocchia di Santa Marina di Milazzo è legata al   Reverendo Sacerdote Corso Francesco (Vaccarella di Milazzo, 13 gennaio1916 - Santa Marina di Milazzo, 17 agosto1977): Venne ordinato Presbitero l'8 gennaio1939 dall'Arcivescovo di Messina Angelo Paino, e subito fu mandato nella piccola Parrocchia di Santa Marina di Milazzo. Fu un grande uomo di fede.
Associazioni locali
Dal 1981 ha sede a Santa Marina di Milazzo l'Associazione Folklorica Città di Milazzo, che si è ufficialmente costituita nel 1986, e che dà vita ogni anno dal 1988 alla Sagra della Melanzana in Piazza Pozzo.
Nei locali della chiesa parrocchiale di Santa Marina di Milazzo, ha sede la Biblioteca Parrocchiale "Sac. Corso Francesco", la quale dispone di circa 8000 libri. 


SUOREADORATRICIDELSANGUEDICRISTO
Da circa un decennio  nella Parrocchia di Santa Marian di Milazzo sono presenti un Gruppo di Suore "Delle Adoratrici del Sangue di Cristo"
MILAZZO
Parrocchia S. Marina
Via S. Marina, 10 – 98057
Tel. 090.9296267






Le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo
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Monumento a santa Maria De Mattias, fondatrice della congregazione, a Vallecorsa
Le Suore Adoratrici del Sangue di Cristo (in latino Sorores Adoratrices Pretiossimi Sanguinis) sono un istituto religioso femminile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione pospongono al loro nome la sigla A.S.C..
La congregazione venne fondata il 4 marzo del 1834 ad Acuto (Frosinone) dalla religiosa italiana Maria De Mattias (1805-1866): la De Mattias venne ispirata dal fondatore dei Missionari del Preziosissimo Sangue, il sacerdoteGaspare del Bufalo (1786-1836).[2]

L'istituto ricevette il pontificio decreto di lode il 30 maggio1855 e venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 4 gennaio1878.

La fondatrice è stata canonizzata da papa Giovanni Paolo II il 18 maggio2003.Le Adoratrici del Sangue di Cristo si dedicano all'apostolato missionario svolgendo opera di evangelizzazione e promozione umana. La spiritualità dell'istituto è incentrata sul culto del sangue di Gesù, ritenuto fonte di pace e di riconciliazione: per questo le suore considerano prioritari l'impegno per la riconciliazione, la non violenza, la solidarietà e il rispetto della vita.[4]Sono presenti in Europa (Albania, Austria, Belgio, Bosnia, Croazia, Germania, Italia, Liechtenstein, Polonia, Russia, Serbia, Spagna, Svizzera, Ucraina), nelle Americhe (Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Guatemala, Stati Uniti d'America), in Asia (Corea del Sud, Filippine, India), in Africa (Guinea Bissau, Tanzania) e in Australia:[5] la sede generalizia è a Roma.Al 31 dicembre2005, la congregazione contava 1.751 religiose in 330 case.[1]
Il centro abitato si erge su una collina ai piedi del Monte Calvilli nei Monti Ausoni. Ricca di uliveti, si caratterizza per la coltura di essi in terrazzamenti costruiti su muri a secco: le "màcere". Un'opera unica nel suo genere, centinaia di km che si distribuiscono lungo tutta la superficie collinare che circonda l'abitato, impressionante testimonianza della peculiare operosità che contraddistingue il popolo vallecorsano. Tale peculiarità è stata riconosciuta nel 2011 con l'inserimento delle "màcere" nei 123 siti del Catalogo Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici promosso da FAI, Consiglio d’Europa e Unesco [1]. Un volume dedicato all'integrazione dell'opera umana con la natura nel corso dei secoli che testimonia la necessità di salvaguardia e tutela del paesaggio rurale vallecorsano.
Personalità legate a Vallecorsa Vallecorsa è il paese natale di Maria De Mattias, fondatrice dell'ordine del Preziosissimo Sangue, canonizzata nel 2003 da Papa Giovanni Paolo II. Le Suore del Preziosissimo Sangue sono oggi sparse in tutto il mondo in centinaia di centri, con istituti di formazione e assistenza.Vallecorsa è inoltre il paese natale di Pasquale de' Rossi, avvocato, professore universitario e uomo politico italiano (Ministro di Grazia e giustizia nel 1848), comandò il Battaglione Universitario Romano durante le battaglie romane in difesa della Repubblica Romana nel biennio 1848/1849.Vallecorsa è anche paese di briganti. Il feroce e romantico Alessandro Massaroni detto Mancinello, indiscusso leader del brigantaggio pontificio, definito dal drammaturgo inglese George Daniels il Robin Hood italiano, vi nacque nel 1790.Alberto Moravia e la compagna Elsa Morante, nel periodo bellico '43-'44, soggiornarono nei pressi di Vallecorsa sul monte Sant'Agata presso un villaggio di pastori. Il romanzo La Ciociara è la testimonianza di quella esperienza; i due scrittori vissero in un "pagliaro", tipico ricovero costruito su muro a secco con tetto in paglia, appartenente alla famiglia vallecorsana Marrocco-Mirabella.Nel 1950 Giuseppe De Santis girò alcune scene del suo film Non c'è pace tra gli ulivi a Vallecorsa in mezzo agli uliveti della contrada Cuicchi. Le immagini in questione sono quelle relative al finale in cui i carabinieri cercano di arrestare Francesco Dominici Raf Vallone e terminano con la caduta di Agostino Folco Lulli su una rupe.Sullo sfondo appare il monte Civitella che fronteggia il paese.Nel 1960 Vittorio De Sica girò la scena principale del suo capolavoro La ciociara (Premio Oscar con Sofia Loren) proprio a Vallecorsa presso la Chiesa di Santa Maria delle Grazie. La scena è quella purtroppo spiacevole dello stupro di Rosetta e di Cesira nella chiesa suddetta ad opera dei reparti militari marocchini.Le scene girate a Vallecorsa sono quelle esterne alla chiesa. L'interno della chiesa è invece quello di San Francesco d'Assisi di Fondi.