giovedì 30 agosto 2012

Suor Cecilia Tra le prime religiose ad aderire alla Spiritualità dell’unità in Portogallo, ricordiamo con gratitudine Sr. Cecilia Câmara de Siqueira, ad un anno dalla scomparsa.




Suor Cecilia
Tra le prime religiose ad aderire alla Spiritualità dell’unità in Portogallo, ricordiamo con gratitudine Sr. Cecilia Câmara de Siqueira, ad un anno dalla scomparsa.

Valeria Ronchetti (a sinistra) con Suor Cecilia

Maria Cecília da Câmara de Siqueira nasce a Lisbona (Portogallo) il 9 dicembre 1931. Animata da una grande sete di libertà e dal desiderio di spendere la sua vita mettendo gli altri prima di sé, a 18 anni entra nella Congregazione delle Suore Domenicane di Santa Caterina da Siena.Trascinata dall’entusiasmo giovanile e dalla gioia di appartenere solo a Dio, nei primi anni della sua vita comunitaria si spende in particolare come insegnante. Successivamente, nel 1967, tra le prime in terra lusitana, conosce il Movimento dei focolari. Ciò che subito la colpisce è il messaggio di unità che vede possibile mettere in pratica anche nella sua vocazione religiosa. Così scrive a Chiara Lubich: “Tu mi hai donato Gesù, da portare là dove Dio mi vuole!”. Per suggellare la scelta di aderire a questo Ideale, l’anno successivo Chiara le indica una Parola del Vangelo da vivere in modo speciale: “Confidate, ho vinto il mondo”(Gv,16-33) cui aggiunge, riferendosi alle parole della Madonna di Fatima: “Alla fine il Mio Cuore Immacolato trionferà”. Lo stupore per suor Cecilia è grande: “Non sapevo esistesse quaggiù questo trionfo della Madonna così palpabile!”, dirà. La carica che ne riceve, sfruttando i tanti talenti che possiede (in particolare una spiccata intelligenza, una vasta cultura e una grande passione per la musica) la porta a comprendere i frutti che il Vangelo può portare se vissuto concretamente.  Eletta nel 1978 superiora generale del suo Ordine, continua a testimoniare il Vangelo con la vita più che con le parole. ovunque si trovi ad operare. In particolare, unitamente a Madre Achillia, si prodiga per le suore che, seppur diverse per paese di provenienza, congregazione, esperienza di fede, sempre più numerose scelgono di vivere il carisma di Chiara unitamente a quello del loro Ordine. Finché, nel maggio 1998, scopre di essere affetta dal morbo di Alzheimer e confida a Valeria Ronchetti (una delle prime compagne di Chiara) il timore di non essere pronta ad affrontare “sempre subito e con gioia” tale nuova prova. Afferma però, con decisione: “Su una cosa non ho dubbi: Lui mi ha chiamata a vivere, come domenicana, l’ideale dell’unità in modo totalitario! E questo è stato così impresso in me fin dal primo momento, che davvero preferirei morire subito, piuttosto che non essere fedele a Dio anche ora, in questa Grazia che Lui ha voluto concedermi”. “Dimentico molto. Devo scrivere tutto, perché non so dove metto le cose. Per esempio: devo scrivere per confessarmi, perché se non scrivo, dimentico i miei peccati, (…) ma io sono serena”. Così scrive, nel 2004, testimoniando quanto la malattia avanzi inesorabilmente, pur senza intaccare la radicalità con cui sceglie di vivere sempre più intensamente vicina a quel Gesù – solo e sofferente sulla croce – cui si sente sempre più legata: “Ė una bella esperienza perché si capiscono meglio i dolori degli altri”. E riesce davvero a comprendere e ad amare sempre più intimamente ogni prossimo. Così la ricordano le suore della sua Congregazione: «Anche durante la malattia, è sempre rimasta fedele all’ufficio divino ed ha mantenuto fino alla fine la felicità di essere tutta di Dio. Ci ha lasciato la testimonianza di una religiosa molto gioiosa, attenta agli altri, povera, molto zelante, contribuendo perché la Congregazione vivesse lo spirito di santità della nostra fondatrice: “Dio sopra ogni cosa”». Parte per il Cielo il 19 agosto 2011, compiendo fino in fondo il disegno d’amore che, lo dimostra la sua vita ricchissima, Dio aveva su di lei.