sabato 28 luglio 2012

Le domenicane nel mondo



Le domenicane nel mondo
Negli anni ‘70 cominciò a prendere vita un modo di sentire comune fra suore di congregazioni domenicane in diverse parti del mondo. Le religiose si riconobbero nelle stesse ricerche e negli stessi sogni, hanno valorizzato le differenze che mettevano in evidenza la stessa passione per una vita piena che bruciava nei loro cuori. Fu così che si preparava, in modo quasi impercettibile, un tessuto di rapporti che ha permesso nei primi anni ‘80 un avvicinamento a livello più istituzionale, costituito nel maggio di 1995 il movimento delle “Suore Domenicane Internazionali”
(DSI). Da quel momento la vita religiosa domenicana femminile coltiva il desiderio di creare insieme diversi spazi: per l’esperienza del carisma domenicano; per continuare a tessere le reti di comunione e di comunicazione; Il Crocifisso è per S.Domenico la rivelazione dell'amore di Dio e in questo abbraccio si forma il suo cuore compassionevoleOggi le religiose domenicane sono oltre 27 mila, sparse in 101 paesi e suddivisein 159 istituti o congregazioni. Cosa hanno in comune? I fondatori e la loro scelta di ispirarsi ad un particolare aspetto dell’unico modello: Gesù Cristo. L’unicità della missione dell’Ordine. Queste donne consacrate hanno la caratteristica di appartenere all’Ordine dei Predicatori e fanno parte di una Congregazione religiosa. Sorgono spontaneamente alcune domande:
Che cosa hanno in comune queste donne? Quali vincoli hanno stabilito fra di loro?
Com’è possibile tanta diversità di vita per un solo carisma domenicano?
Incomincio dalla prima domanda: che cosa si deve intendere per “carisma” di un/una fondatore/fondatrice?
È una vocazione cristiana dinamica,con uno stile di vita ed una visione del mondo e della storia provocata di continuo dalla contemplazione del Mistero, il cui centro risiede nella molteplice ricchezza della persona di Gesù Cristo. È il “senso” intorno a cui si organizza l’idea ispiratrice del fondatore: far emergere in modo speciale qualche aspetto di Gesù ed esprimere l’amore di e verso Dio, tramite il servizio concreto alla vita. Oltre a fattori sociologici, culturali, geografici, urgenze storiche, ecc., tutto quanto detto sopra aiuta a spiegare sommariamente la molteplicità
di istituti di vita religiosa.
È un modo di “guardare” e di “intuire” il Mistero nel mondo, un identico e unico “desiderio” di toccare e di essere toccate dalla Vita che anima la storia.
Qualcosa di simile succede anche con il carisma di Domenico di Guzman. Nella sua ricchezza diede luogo, attraverso il tempo, a tante forme di espressione e di ministero. Al giorno d’oggi le diverse congregazioni domenicane hanno il loro punto saldo di unità nell’unica missione dell’Ordine “stare” nella storia attraverso la compassione, la giustizia e la pace, credendo e lavorandoper il compimento del sogno di Dio sul creato e sulla
dignità delle persone.Il carisma domenicano è un unico dono che fu trasmesso lungo i secoli nel cuore di uomini e di donne che si fermarono ad ascoltare fra le parole la Parola,il Verbo di Dio, che sosteneva il racconto del mondo creato.Domenico di Guzman, ascoltò, contemplò, uscì all’incontro del Verbo della Vita che si agitava nascosto fra gli affanni dell’uomo, nel dolore dell’assenza, nella solitudine delle ricerche,...
Contemplò il Verbo il quale, facendosi “carne”, mostra -ancora oggi- il suo “legame” nel volto di ogni persona, e checi fa fratelli e sorelle itineranti nel “cammino della vita”, stimolandoci al fine di situarci nella storia in un modo diverso. Fu così che questo dono ebbe inizio nel secolo XIII.
Da quel momento il carisma domenicano si sviluppa visibilmente in uno stile di vita comune che ci fa sensibili al mistero,che ci fa “partecipi” e “mendicanti” della Parola di vita, guardata, ascoltata, degustata, toccata con le nostre mani . Questa Parola, traboccante per la sua natura stessa e che sveglia in noi il desiderio insopprimibile di condividerel’esperienza di essere amati, è l’origine della nostra missione.La nostra unica certezza è il fatto di saperci e di sentirci amate e abitate dal Soffio di Vita, la nostra sterilità vinta dalla Vita, e le nostre mani, carezze della compassione che affligge il cuore di Dio.Espresso in un sintetico linguaggio Medioevale: “contemplariet contemplata aliis tradere” (contemplare e portare agli altri il frutto della contemplazione).n una realtà, che geme e soffre nei dolori del parto, siamo testimoni quotidiani di un Dio Emanuele, vale a dire, di un Dio che non solo “è” con noi, ma in noi.Predichiamo un Dio la cui Vita è Verità!