lunedì 30 luglio 2012

terza giornata nazionale della pastorale giovanile domenicana.


Eravamo in tanti nel momento della liturgia celebrata da Mons. Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania (SA), nel chiostro del convento, in occasione della terza giornata nazionale della pastorale giovanile domenicana. è stato, di sicuro, uno dei momenti più toccanti e più profondi di quest’evento tanto atteso da tutti. Abbiamo deciso, così, di rendere omaggio alla sua presenza qui in santuario, di certo fondamentale, per il suo preziosissimo messaggio pastorale e grazie al suo forte e datato legame con i fedeli più giovaniL'incontro di aprile è stato l'atto finale, iniziato un mese prima, nel ricordo dei 75 anni di vita della Congregazione delle suore di“S. Maria dell’Arco” Per la comunità domenicana di Madonna dell’Arco Partenopea è stata anche l'occasione per ricordare , i 50 anni dalla morte di fra Raimondo Sorrentino. L’orfanotrofio femminile fu l’opera che tenne impegnato fra Raimondo Sorrentino per lunghi anni. Tutto ciò, però, sarebbe risultato vano, se al suo fianco non ci fosse stata la costante presenza delle sorelle domenicane “dell’Arco” che proprio lui volle e sostenne dopo i primi anni di gestione dell’orfanotrofio da parte delle suore fiorentine della Congregazione di San Pietro Martire che, poco dopo l’affidamento, confluì nella nuova Congregazione. Fra Raimondo Sorrentino fu l’uomo che tenne sempre alto il nome delle suore e si affiancò sempre a loro, non solo nella gestione dell’orfanotrofio. Madre Giacinta Brancaccio, prima superiora generale della Congregazione “S. Maria dell’Arco”
Uno stretto legame con quelle suore che, negli anni a venire, sarebbero cresciute sempre di più creando una vera e propria “istituzione” a Sant’Anastasia. Sin dal principio ci furono, però, anni bui.. Nel 1934, infatti, senza una connotazione giuridica riconosciuta, le suore rischiarono di trovarsi isolate sulla soglia del baratro.
Fu in quel momento che fra Raimondo mise a loro disposizione parte dell’orfanotrofio per far istituire loro un noviziato e permettendo, così, di farsi riconoscere ufficialmente dal vescovo di Nola Egizio Melchiorri nel 1942.e la vita della Congregazione sarà strettamente legata a quella dei padri domenicani. L’orfanotrofio diverrà, difatti, il fulcro dell’attività delle suore che, in pochi anni, volgeranno la loro attenzione anche all’insegnamento, alla preghiera e a tutte le altre attività che avrebbero portato quel postoErano anni difficili, anni di un conflitto mondiale che avrebbe lasciato non poche ferite dacicatrizzare. Eppure in questa provvidente intesa,fra Raimondo, aveva visto gli albori di unanuova speranza all’insegna della presenza domenicana.Francesco De Rosa, nella sua storia delle suore domenicane di “S. Maria dell’Arco”definisce questa: “Una vicenda piena di promesse che conobbe i suoi momenti difficili, chevisse le sue svolte, che vide la realizzazione di una ipotesi a cui padre Raimondo Sorrentino  non fece mistero di mostrare. Fu la svolta cui,più tardi, sarebbe nata, dalla Congregazione domenicanadi San Pietro Martire, la Congregazionedelle suore terziarie domenicane di S. Mariadell’Arco”. Nella maestosità delle sue opere,nella cura dei più piccoli dettagli, in quella sua maniacale voglia di rinnovamento, nel suo amore paternoper le orfanelle, si possono intravedere le stesseazioni che, di lì a poco, avrebbe con dedizione rincorsofra Mariano Nazzaro. è come se, lungo la lineadella storia, si possano tracciare nelle vite di due grandi uomini vissuti in tempi differenti, gli stessi fattorie le stesse volontà, come in un disegno divino.
Nell’incuria del tempo passato, ci sono anni che si fanno riconoscere, si fanno idolatrare, si fanno apprezzare per la magnificenza delle azioni incastonate nei loro giorni. Quelli sono gli anni in cui, non a caso, ha operato un uomo conosciuto come fra Raimondo, sono gli anni del suo orfanotrofio, quelli sono gli anni delle sorelle.Domenicane.